sabato 29 dicembre 2007

Riflessioni sul Pakistan

Oggi voglio proporvi due pezzettini tratti da articoli del Corriere della Sera di oggi. Esprimono idee opposte su quello che è appena successo in Pakistan, ma entrambi aiutano a riflettere.

Benazir Bhutto, ormai, è molto più che un capo di Stato. È diventata un simbolo. Si è trasformata, come Massud, come Daniel Pearl, una formidabile bandiera. E bisognerà che, dietro questa bandiera, si raccolgano tutti coloro che non hanno ancora seppellito ogni speranza di libertà nella terra dell'Islam. Bisognerà che il suo nome diventi un'altra parola d'ordine, insanguinata ma bella, per quelli che ancora credono nella vittoria, nella terra dell'Islam, del genio benevolo dei Lumi su quello cattivo del fanatismo e del crimine.” (Bernard-Henri Lévy, traduzione di Rita Baldassarre, dal Corriere della Sera del 29 dicembre 2007)

Perfino i musulmani praticanti che beneficiano della democrazia in Occidente, compresi gli autoctoni convertiti all'islam, considerano la democrazia come uno strumento utile al radicamento del loro potere con il fine dichiarato o tacito di sostituirla appena possibile con la «shura», cioè un organismo consultivo, dove ai partecipanti è concesso soltanto definire le modalità attuative della sharia, la legge islamica.
Perché all'uomo non è permesso anteporre la propria legge a quella divina. Fede e ragione vengono ritenute incompatibili. E anche se di fatto non esiste una versione unica e condivisa della sharia, tutti gli integralisti e gli estremisti islamici sono però d'accordo nel rifiuto della democrazia sostanziale.” (Magdi Allam, dal Corriere della Sera del 29 dicembre 2007)

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